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I vini d'Abruzzo

Notizia del 14/11/2007

La delegazione abruzzese di Italia del gusto ha deciso di intraprendere un viaggio per far conoscere e valorizzare i vini di questa splendida regione.

Dopo il viaggio inizierà un altro percorso : la loro presentazione nel corso delle iniziative che la rete giornalistica promuove in ogni angolo d'Italia.

"I “magnifici tre” - Montepulciano, Cerasuolo e Trebbiano - sono l'espressione piú significativa dell'enologia regionale che attualmente conta nove Igt, tre Doc ed una Docg.In Abruzzo, la vite costituisce una delle coltivazioni piú estese della regione che, montagne a parte, possiede un alto grado di vocazione vitivinicola.

Tre sono i vitigni principali il Montepulciano, il Trebbiano, il Sangiovese, cui fa seguito e contorno una miriade di altri vitigni minori per le piú non autoctoni. E tre sono pure i vini principali - i cosiddetti “magnifici tre” - che sono l'espressione piú significativa della produzione enologica regionale: Montepulciano d'Abruzzo, Cerasuolo e Trebbiano d'Abruzzo.

Le origini della vitivinicoltura abruzzese risalgono a tempi remoti e talvolta sconfinano nella leggenda.

Plinio il vecchio (23-79 d.C.) per esempio, nella sua Naturalia Historia, esalta un vino proveniente dai vigneti prospicienti l'Adriatico, il “Pretuziano”, e lo classifica tra i piú squisiti d'Italia.

Ancor prima lo storico greco-romano Polibio (202-118 a.C.) narra che Annibale, dopo la battaglia del Trasimeno, avanzò lungo il litorale adriatico, attraversando un territorio ricco e fertile dei cui prodotti si servì per sostentare l'esercito, mentre con il vino della zona, annoso e abbondantissimo, favorì la guarigione dei feriti e liberò dalla scabbia i piedi dei cavalli.

Buon terzo Ovidio (43 a.C. – 18 d.C.), il poeta di Sulmona, celebrò la città natia come la “terra del dono di Cerere ricca, ma ancor piú ricca di uve” (terra ferax Cereris multoque feracior uvis).

Infine ricordiamo due significative testimonianze, l'una dell'epigrammista spagnolo Marco Valerio Marziale (40-102 d.C.) e l'altra del famoso medico greco Diosoòride (I° secolo d.C.): dal primo, che in verità non era troppo tenero con i vini abruzzesi, apprendiamo che essi venivano esportati a Roma e serviti alle mense patrizie; dal secondo, che ne lodava invece la qualità, apprendiamo che se ne faceva commercio anche attraverso l'Adriatico.

Dal passato al presente

Ma non intendiamo né possiamo, per comprensibili ragioni di brevità, fare qui una cronistoria delle vicende vitivinicole abruzzesi attraverso i secoli.Ed allora spicchiamo un grande salto nel tempo per portarci velocemente dal passato al presente, dicendo subito che l'attuale produzione vinicola d'Abruzzo ha una storia recente, anzi recentissima.Una storia che, tutto sommato, conta solo trent'anni, durante i quali sono stati fatti rapidi, e radicali, progressi innovativi, per cui la qualità ha soppiantato decisamente la quantità e la specializzazione ha ridotto al minimo gli errori che prima, per ignoranza o imperizia o speculazione, si commettevano, sicché…

Sicché i nuovi vini abruzzesi, come scrisse tempo addietro Luigi Marra, “in poco piú di vent'anni sono nati, sono cresciuti, si sono fatti largo nel mercato, ed oggi stanno entrando, a giusto titolo, nell'empireo dell'enologia italiana e non soltanto italiana”.Infatti, oltre che in Italia, essi vengono esportati in tutta Europa, negli Stati Uniti e nel Canada, nel Giappone, in Australia e nell'America latina." (dal sito tuttoAbruzzo.it)

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Osservatorio Nazionale dei Parchi d'Informazione

Lettura dal 30/09/2007 al 30/08/2008

Evento n. 66 ( segnalazione del Parco d'informazione dell'Abruzzo)

 

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