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La sagra di Mantovana ha oltre trent’anni di storia

Notizia del 01/11/2013

LA STORIA

Mantovana, Agosto 1981

La sagra di Mantovana ha oltre trent’anni di storia. La piccola frazione fu una delle prime della zona a cimentarsi con pentole e padelle. L’edizione numero uno risale all’agosto 1975, quando volenterosi abitanti del paese si improvvisarono cuochi e camerieri per dare vita a quella che sarebbe presto diventata una delle manifestazioni enogastronomiche più conosciute della provincia di Alessandria: la Sagra del Bollito Misto.

Recuperando l’antica tradizione di invitare a casa propria parenti e amici in occasione della celebrazione del Santo Patrono di Mantovana, San Lorenzo, ad alcuni intraprendenti mantovanini desiderosi di novità venne l’idea di aprire le porte del paese anche ad avventori “forestieri”. Fu così che a Mantovana la notte delle stelle cadenti si illuminò delle luci della festa…

Gli organizzatori delle prime edizioni erano animati da tanta buona volontà e spirito di iniziativa, ma, in concreto, erano sprovvisti di tutto. Con l’allegra incoscienza tipica di chi sta per lanciarsi in una nuova avventura, si attivarono in ogni direzione per procurasi l’occorrente. E da Predosa si fecero prestare le pentole, si scambiarono le sedie con la vicina Castelferro e recuperarono il recuperabile da tutte le abitazioni di Mantovana. Arrivarono addirittura a bussare alla porta delle Suore dell’Istituto Sacro Cuore di Castelferro per un pelapatate!

Lo stand, che conteneva circa 80 posti a sedere, fu montato nel cortile della scuola, dove tuttora si svolge la sagra. Per fare i tavoli si piantarono pali di legno nel terreno e sopra vi si inchiodarono delle assi. La cucina fu costruita a ridosso della scuola, il cui locale caldaia, che costituiva l’unica parte della struttura che si poteva chiudere a chiave, fungeva da magazzino per riporre le vivande avanzate dalla sera precedente. Per il resto, era tutto all’aperto su un terreno erboso: se pioveva, si andava a bagno!

In cucina si posizionarono quelli che avevano maggiore dimestichezza con i fornelli, ognuno con un compito preciso: chi alla polenta, chi agli agnolotti, chi alle patatine… Alcuni di questi amici non ci sono più, ma il loro ricordo vive nei cuori di coloro cui hanno passato il testimone.

Si faceva tutto a mano. Le donne del paese, ottime massaie, passavano un’intera settimana nelle cucine dello stand riproducendo in grande le ricette tradizionali che erano abituate a proporre in famiglia. Alcuni ingredienti e alcune tecniche per i sughi, la peperonata e il bagnetto restano ancora oggi top-secret. Il menù, allora come ora, era genuino e si basava su piatti tramandati di generazione in generazione. Dipendeva anche dall’estro del momento: talvolta c’era la trippa, talvolta la cima, talvolta la selvaggina. Le pietanze che non mancavano mai erano gli agnolotti, gli arrosti e la carne alla griglia.

Il clima allegro e un po’ goliardico che regnava in cucina riusciva a rendere gradevoli anche le mansioni più ingrate, come spiumare le quaglie o lavare le pentole al mattino presto (…molto presto!). Tutte le stoviglie erano di ceramica, i bicchieri di vetro, le posate di acciaio: la forza delle braccia e la velocità delle mani costituivano la lavastoviglie di allora. C’era anche chi dormiva una settimana intera nei locali della scuola per vigilare sullo stand: a dargli il cambio, i volenterosi che all’alba venivano a fare le pulizie. E il marketing? Fu stampato qualche manifesto, ma la migliore pubblicità era il passaparola. Che funziona benissimo ancora oggi a giudicare dalla grande affluenza di pubblico.

Dapprima la festa durava 3 giorni, poi 5 e poi 7. Era animata, oltre che dallo stand gastronomico, dal ballo e dai banchi del torrone. Con gli anni, i giorni sono diventati 8, la Parrocchia ha allestito la pesca di beneficenza e, ad animare la piazza, si sono aggiunte le giostre e le bancarelle dell’artigianato locale. Non solo: la vecchia cucina è stata sostituita da una moderna struttura in muratura; lo stand si è allargato fino a contenere 700 posti a sedere al coperto; il bar e la pista da ballo sono stati completamente rinnovati; è stata allestita la pesca di beneficenza della Parrocchia; ad animare la piazza si sono aggiunte le giostre e le bancarelle dell’artigianato locale; il menu si è arricchito. E, soprattutto, il bollito misto è diventato il piatto forte della sagra, oggetto di numerosi tentativi di imitazione e di qualche invidia…

Gli estimatori di questa pietanza della tradizione piemontese arrivano anche da molto lontano per poterla gustare cucinata come si faceva una volta. Il bollito viene proposto nelle sue componenti classiche: il magro bianco stellato, la testina, la lingua e il cotechino. Ed è sempre accompagnato dallo squisito bagnetto preparato con acciughe, prezzemolo e l’aggiunta di un ingrediente segreto che lo rende davvero speciale.

In verità, il bollito era nato come una portata tra le tante, inserito nel menu senza particolare enfasi. Ma, di edizione in edizione, ci si accorgeva che era sempre più richiesto, che attirava avventori da ogni dove e, sorprendentemente, risultava molto apprezzato anche dai giovani. Ecco allora che nel 1993 – in occasione dell’inaugurazione del nuovo stand – quella che era partita come una semplice festa di paese viene trasformata con successo nella “Sagra del Bollito Misto”, consacrando Mantovana come un punto di riferimento per i buongustai che amano questo piatto e, in generale, i sapori della cucina casalinga.

Molte cose sono cambiate da ieri a oggi, ma quello che è rimasto intatto è lo spirito di iniziativa, l’allegria e la genuina ospitalità della gente di Mantovana, cui basta davvero poco per divertirsi e far divertire.

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