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Notizia del 25/06/2007
Agricoltura, ovvero comunicare per vivere
Una ricerca Censis-Confagricoltura dà ragione al format di Italia del Gusto
Prima di tutto, vediamo di cosa stiamo parlando: un documento sintetizza i dati di un’indagine su un campione ragionato di 302 aziende agricole realizzata dal Censis per Confagricoltura.
Come vi si legge, “Lo studio intende analizzare la parte del sistema di impresa agricola caratterizzata da accentuati livelli di innovazione, da buone performance in termini di incremento del fatturato e dell’occupazione e capace di esprimere strategie di mercato articolate. L’Istat indica, attraverso proprie rilevazioni, che il 27% delle aziende agricole italiane genera il 90% del valore aggiunto del settore. Dunque una parte numericamente minoritaria delle imprese è in grado di attivare la maggior parte della ricchezza del sistema agricolo, ciò perché tale minoranza verosimilmente persegue l’incremento del livello di efficienza interna, l’innovazione di processo e di prodotto e ha uno spiccato orientamento al mercato, cioè esprime strategie più articolate rispetto alla media generale delle imprese.”
L’indagine, su cui è incentrato lo studio, ha inteso analizzare approfonditamente e con interviste dirette tale particolare segmento di aziende.
Nel dettaglio, il campione ha come universo di riferimento 490.000 imprese agricole italiane (27% di un totale di 1.830.000 imprese agricole) individuate dall'Istat, con un fatturato uguale o superiore a 10.000 euro annui e che realizzano il 90% del valore aggiunto dell'agricoltura. Il campione ragionato è stato costruito scegliendo un gruppo di 302 aziende, aderenti a Confagricoltura, con un fatturato uguale o superiore a 10.000 euro
(e con un fatturato medio di 1,2 milioni di euro), particolarmente orientate al mercato e, per larghe linee, in grado di rispondere alle caratteristiche dell'universo di riferimento.
Venendo all’argomento che ci interessa, ossia la comunicazione, dobbiamo distinguere due attività, cioè la comunicazione rivolta esplicitamente al mercato, e la comunicazione interna e rivolta ad altri soggetti.
Nel primo caso, si parla di minoranza trainante che “è capace di stabilire un processo empatico con il mercato, governandone le forze attraverso apposite strategie aggressive e frutto di inventiva, come il posizionamento in nicchie alte di mercato (è questa la strategia attuata dal 25% delle imprese analizzate), o l’innalzamento progressivo della qualità dei prodotti (su cui fa leva il 33% degli intervistati), o puntando sulla comunicazione e su nuove formule distributive (21%).”
Nel secondo caso, “intesse fitte reti di collaborazione e reti della conoscenza con imprese simili, attivando percorsi finalizzati all’innovazione e all’innalzamento del livello di efficienza interna: ben l’80% delle aziende analizzate partecipa a questo tipo di network, condividendo nella maggior parte dei casi il proprio know-how (75% delle aziende analizzate). Si configura così un tratto essenziale di tale minoranza trainante, ovvero la propensione a costruire reti aperte di dialogo e condivisione di esperienze e, soprattutto, di conoscenza. Si tratta di un fattore di marcata modernità che indica l’esistenza di una componente del sistema agricolo dialogante e capace, proprio attraverso l’interscambio di idee e tecnologia, di attuare prassi aziendali nuove rispetto al passato.”
Tutte queste attività sono sempre state svolte da l’Italia del Gusto, anche quando imprenditori di svariati settori sembravano non capire il valore di una vera comunicazione. Dispiace che lo zoccolo duro che ancora risulta presente sia spesso rappresentato dagli amministratori pubblici, quelli che dovrebbero avere una visione strategica e che dovrebbero essere di esempio agi amministrati.
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