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Le montagne della Calabria ; queste sconosciute !

Notizia del 03/05/2011

La vera anima della Calabria: la montagna

Pubblicato da peppecaridi

di Giuseppe Cutano * - Quasi 800 km di costa, l’esatto centro geografico del Mediterraneo e tre mari che la bagnano: quando si pensa alla Calabria il principale immaginario è quello delle spiagge, del mare e del sole.

Si tratta dello stereotipo più grave, dell’etichetta più erronea della Regione più meridionale dell’Italia continentale. Un luogo comune che persiste in quei turisti che la visitano con occhi miopi, senza approfondire le ricchezze della terra Calabra.

La vera anima di questa regione è, infatti, un’altra : la montagna.

Da sempre questa terra ha fondato le sue antiche radici nella vita montana e le tradizioni dei paesini arrocatti sulle alture, sono tutt’altro che legate ad attività marinaresche.

In passato la montagna fu l’unico modo per ripararsi dai continui attacchi che giugevano dal mare, un mare che tempo fa portava solo sventura e non il turismo di oggi.

Geograficamente parlando, forse, non tutti sanno che il territorio regionale è pianeggiante solamente per il 9%, e questo la dice lunga su una regione che da molti è stata nominata, senza esagerare, la piccola scandinavia del mediterraneo.

I principali massicci partono dal Pollino, nell’area nord della regione, dove la vetta Serra Dolcedorme tocca i 2.248 metri di altitudine.

Scendendo verso Sud troviamo la Sila, un altipiano che trova pochi uguali nel resto d’Italia se non nelle lontane regioni del nord Europa. La cima più alta della Sila è Monte Botte Donato con 1.928 metri di altezza.

La Sila sorge a est della Valle del Crati, dove è situata Cosenza. La Valle del Crati, che prende il nome dall’omonimo fiume che è il più lungo della Calabria (91 km con una superficie di bacino idrografico di 2.440 km²) sorge tra la Sila, appunto, che si trova a est, e la Catena Costiera che sorge a picco del Tirreno e che si alza fino ai 1.541 metri di Monte Cocuzzo.

Ancora più a sud ci sono le Serre, dove fitte foreste incotaminate seperano in pochi km il mar Tirreno dallo Jonio.

La vetta più elevata delle Serre è il Monte Pecoraro con 1.423 metri di altitudine.

Infine, arrivando a toccare lo stretto di Messina, troviamo il massiccio dell’Aspromonte, denominato anche come le Alpi del Sud, per la sua litologia più simile all’arco alpino che non all’Appennino. Qui, in mezzo a paesaggi fermi nel tempo, tocchiamo quota 1.955 metri sul livello del mare con la vetta di Montalto.

Fortunamente, in passato, occhi lungimiranti hanno protetto queste perle istituendo parchi: tre nazionali (Polllino, Sila, Aspromonte) e uno regionale (Serre).

Purtroppo l’attività antropica, con il non indifferente contributo della criminilità orgnizzata, ha spesso attentato a questi doni preziosi di madre natura e ancor oggi continua la battaglia fra chi vuol difendere queste terre e chi vuole stuprarle.

Dopotutto, il naturale isolamento di queste montagne ha alla lunga giovato al mantenimento di questi luoghi nella loro veste più pura e incontaminata.

Purtroppo chi visita, ma spesso anche chi è nato in questo terre, non sempre si rende conto dell’inestimabile patrimonio che deve tramandare e quindi a volte l’asupicio è quasi che questi luoghi rimangano ancora poco battuti in una sorta di segreto millenario che solo i palati sopraffini possono apprezzare.

Una soluzione più rapida e moderna, invece, sarebbe quella di valorizzare le montagne della Calabria, legando più spesso l’immagine della Regione a quella delle vette più belle e selvagge, provando a scrollare di dosso alla Calabria l’etichetta di una Regione di mare, perchè così non è.

Certamente la Calabria è anche una Regione di mare: lo è nei borghi dei pescatori che caratterizzano un pò tutto il litorale, lo è nella storia delle polis greche di Reggio, Locri e Crotone, lo è anche nell’esaltante rapporto, tipico del Mediterraneo, tra le coste e i rilievi.

Proprio il contatto e la vicinanza tra il mare e la montagna, e quindi tra differenti culture, tradizioni e modi di fare che con il passare del tempo si sono mescolati in un ’unicum’ identitario, potrebbe diventare la forza motrice di una Regione che, da una parte, ha l’obbligo storico e morale di preservare le proprie bellezze naturali, e che dall’altro ha anche l’esigenza di crescere e svilupparsi rispetto all’arretratezza civile ed economica degli ultimi decenni.

* Ingegnere Ambientale e Amministratore dell’ Associazione MeteoWeb O.N.L.U.S.

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Notizia n.552 dalla Calabria

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