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Notizia del 16/04/2011
L’Italia, con i suoi 238.000 ettari di risaie, è il principale produttore europeo, per un totale di 1,6 milioni di tonnellate di riso greggio da cui si ricavano 962.000 tonnellate di riso lavorato, pari al 52% del riso europeo e allo 0,30% della produzione mondiale. Arancini di riso siciliani, sartù di riso napoletano, risotto come piatto principale della valle del Po, abitudini gastronomiche contemporanee che corrispondono, a distanza di secoli, al percorso compiuto dal riso in Italia; infatti, nel centro non esiste tradizione del riso. A spiegare questa tesi è Giovanni Dragoni, proprietario, a Borghetto Lodigiano, sul confine orientale della vasta area di produzione della Pianura Padana, della RisoDragoni s.n.c., la cui storia risale al 1890: “Le varietà hanno fatto la storia e, per certi aspetti, la fortuna del riso italiano. Il Carnaroli, il re dei risotti come viene definito, è stato selezionato proprio qui nel Lodigiano, a Paullo, dal risicoltore De Vecchi, e registrato come varietà nel 1945. Oggi ritengo che la cosa più importante, con la costante ricerca a cui è sottoposto il riso italiano, sia migliorare le varietà storiche, concentrando su di esse la promozione e la comunicazione.”
Il riso Dragoni è statao degustato dai giornalisti e dai comunicatori dell'Associazione L'Altratavola, nel corso della rassegna informativa Qualità Vo' Cercando, che si è tenuta fra Piave e Sile in questi giorni.
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Notizia n. 476 dalla Lombardia
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