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Notizia del 17/06/2010
L'Associazione L'Altratavola sta scegliendo in questi giorni i borghi da invitare alle giornate de 'L'AltraEuropa, Tracce e percorsi del gusto di qua e di là del Piave',che si terranno in Veneto ,promosse dall'Accademia terre di Venetia e dall'Associazione Internazionale azione Borghi Europei del gusto.
In Sicilia, i giornalisti hanno visitato Ficarazzi,in provincia di Palermo.
La storia di Ficarazzi
La strada litoranea che da Palermo conduce verso Bagheria, seguendo il lungo arco che racchiude gran parte del golfo palermitano, conduce verso un ambiente fertile della campagna orientale della Conca d'Oro irrigata dalle acque del fiume Eleuterio.
In questa area denominata dagli arabi "Fakaz - Azz", eccellente e importante, due aggettivi che in italiano si sintezzizzano in Ficarazzi, sorge oggi il paese con questo nome, sviluppatosi orizzontalmente lungo il corso principale, che si identifica con la statale.
Al termine di essi, allorchè la strada devia per agirare la chiesa parrocchiale, in un piccolo slargo a monte si scorge un monumentale scalone con l'imponente facciata di una villa barocca che nasconde le fattezze di un castello.L'antico feudo di Ficarazzi era compreso nella baronia di Misilmeri, appartenente alla famiglia dei Chiaramonte, poi ai La Grua, i quali nel XV secolo lo concessero in enfiteusi a Pietro Speciale alto funzionario del regno di Sicilia; originario della città di Noto, che nella sua carriera ricoprì la carica di pretore della città di Palermo.
Egli, in società con altre famiglie nobili,Campo e Imperatore, impiantò qui un'industria agricola per la coltivazione della canna da zucchero e la sua trasformazione in prodotto raffinato.
Motore dell'economia in quel periodo, necessitava di essere difeso da incursioni piratesche che dal mare attaccavano i territori ricchi d'acque dolci e derrate alimentari, e così Pietro Speciale pensò di fare costruire una torre per l'avvistamento dei nemici e la difesa del feudo.
Al di sopra di una collinetta che oggi è allontanata dal mare si eleva gagliardo un compatto torrione: a ridosso di esso si formò il primo nucleo abitativo che ospitava gli operai dello zuccherificio, evolutosi in epoca successiva nell'attuazione del paese.
Per la sua edificazione, lo Speciale si affidò a Peursino Giordano della città di Cava del Regno di Napoli, il quale nel 1468 iniziò i lavori che si protrassero per tre anni.
I capitoli della costruzione rogati in quaranta punti, in cui si possono leggere le committenze che dovevano essere eseguite, di recente sono stati riscoperti dall'architetto Antonio Palazzolo.
Da tali capitoli si evince come doveva essere la torre in quel periodo prima della trasformazione settecentesca.
La massiccia costruzione era di forma parallelepipeda con pianta quadrata, costituita da tre elevazioni.
Alla sua sommità esisteva un muro di protezione per il cammino di ronda con annessa merlatura.
Aggettanti verso l'esterno esistevano delle mensolette che coronavano il piano di ronda.
La base era rafforzata dalla scarpa, che per la sua inclinazione impediva l'accostamento delle scale per l'espugnazione, al di sotto di essa esistevano un serbatoio per la raccolta dell'acqua piovana, (che attraverso delle canalette dal terrazzo raggiungeva la cisterna) e un magazzino per deposito.
L'accesso era consentito attraverso un ponte elevatoio che si trovava nel primo livello, gli ambienti interni erano illuminati da finestre con l'inferriata.
Le volte dei locali del piano nobile che si trovava nel secondo livello, risultavano a crociera con esili nervature poggianti su capitelli a colonnine angolari. Nella sala più grande vi era un grande camino, mentre negli altri locali dei vari livelli esistevano camini più piccoli e le volte erano a botte.
Una scala a spirale, in pietra d'intaglio, posta all'estremità perimetrale collegava e collega tuttora i vari piani ed è illuminata da finestre strombate che fuoriescono a feritoia.
Il terzo ed ultimo livello era adibito agli ambienti di servizio e l'allogiamento della servitù.
Nella costruzione venne utilizzata pietra arenaria che si prestava per l'intaglio, cavata nella stessa zona di Ficarazzi.
Un acquedotto con 17 campate ad archi ogivali, sito sul fiume Eleuterio, convogliava l'acqua attraverso un viadotto-canale, portando l'acqua all'interno del borgo (attualmente è visibile nelle vicinanze della torre), e facendo muovere un grosso trappeto per la lavorazione delle cannamele.
L'industria zuccheriera fu attiva per due secoli mentre nel corso dei successivi, la baronia di Ficarazzi appartenne a diverse famiglie che cambiarono usi agricoli.
All'inizio del XVIII secolo il castello con il feudo pervenne ai Principi di S.Caterina di famiglia Giardina, la quale elevò nel 1733 la baronia in principato ed intervenne nella fondazione del nuovo centro abitato.
Trasformata la torre in palazzo baronale con l'aggiunta di un'ala per rendere l'edificio più simmetrico, si creò nel prospetto principale un nuovo esterno archittetonico con decorazione a stucco, dove furono inseriti dei balconi in ferro battuto a petto d'oca.
Decoratore del nuovo prospetto fu Giuseppe Pirecò che volle lasciare la sua firma nel retro di un fastigio posto nel centro della facciata e impresse la data (1731) per testimoniare l'avvenuta esecuzione.
Sul prospetto occidentale del vecchio manufatto si conserva ancora una caditoia con saettiera e bombardiera, fenditure attraverso le quali, dopo l'avvento della polvere da sparo, si inserivano le canne delle armi.
Una finestrella d'ispirazione catalana richiama il periodo quattrocentesco in cui fu costruita la torre.
La collinetta fu allacciata da una lunga scala con balaustra, sostenuta da archi, a due fughe, che porta direttamente al piano nobile. Scenograficamente assunse le caratteristiche di una villa settecentesca, come tutte le dimore sparse nella campagna palermitana.
Al capostipite Luigi Giardina successe il figlio Diego e successivamente a lui il primogenito Giulio Antonio.
L'ultimo esponente della famiglia nel 1812 vendette il palazzo.
In tempi recenti la proprietà del castello andò alla famiglia Macchiarella, i cui eredi nel 1968 la donarono alle suore teatine dell'Immacolata Concezione che adibiscono l'edificio a istituto educativo.
Tra le Feste di Ficarazzi vogliamo ricordare la Festa del pane e dello Sfincione,la 1° domenica di Settembre.
Tutti i panificatori offrono al paese assaggi di sfincione e di pane, prodotti tipici del paese e vino locale.
La festa prevede anche concerti e sfilate di carri siciliani.
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Notizia n. 636 dalla Sicilia
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