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Notizia del 17/05/2010
Il 15 maggio 2010 a Casali Maione di Bugnins, in comune di Camino al Tagliamento (Udine), l’Azienda Agricola Ferrin ha ospitato la terza edizione della Biennale Internazionale di Pittura Spontanea “IL MOSTO DIvino”, ideata dal M.o Giorgio Valentinuzzi, presidente del Centro culturale udinese I Contemporanei 3000, che assieme alla Ferrin organizza l’evento. Come nelle precedenti edizioni i partecipanti al concorso hanno avuto a disposizione l'intero pomeriggio per realizzare le opere da mettere in concorso e come sempre la particolarità della prova è stata nei colori: gli artisti in gara, infatti, si sono misurati con tema libero ma hanno dipinto esclusivamente con il mosto di vino. Come in passato, le realizzazioni degli artisti verranno esposte dal giorno della premiazione, fissata quest’anno al 22 maggio alle 18.30, fino al 26 giugno, comprendendo così il tradizionale appuntamento con “Cantine aperte,” il 30 maggio, cui l’Azienda Ferrin partecipa da 13 anni; ma non solo: con questa edizione – come hanno rilevato i promotori – si compie un primo ciclo di lancio della manifestazione che, dato il successo e la vasta partecipazione, merita di essere celebrato adeguatamente. Con questa terza edizione, la quale come mostra-evento porta il numero 106 per i Contemporanei 3000, siamo infatti di fronte ad una “Trilogia del Mosto DiVino” ed il numero perfetto trino e divino esige di essere valorizzato come merita, quindi con le opere di questa Biennale, negli accoglienti locali di rappresentanza e di lavoro, quali le splendide caratteristiche cantine, del regno di Paolo Ferrin e Fabiola Tilatti dove tutto parla di “arte e natura”, verranno esposte anche le opere delle due precedenti analoghe manifestazioni, del 2006 e del 2008. Di più, negli stessi ambienti saranno esposte, in una mostra-cortocircuito, anche le fotografie scattate durante le tre Biennali del “Mosto DiVino”, che mostreranno gli artisti al lavoro, le premiazioni, il pubblico e le personalità in vista alle rispettive esposizioni. Tutto ciò a ribadire e sottolineare che se mosto vuol dire succo d’uva, fresco e giovane, dalla lingua madre latina; andando ancora più indietro verso il sanscrito, cercando le radici del Patriarca Noè, citato nel programma di presentazione della manifestazione, si trova una base etimologica ancor più affascinante e pregnante, che racconta del rallegrarsi, di godimento e di gioia e sconfina nel mito oscuro di Dioniso, simbolo dell’ebbrezza e dell’energia naturali che, allontanando il male, avvicina l’uomo al “divino”(e il termine ricorre) dandogli nell’estasi il senso di un potere sovrannaturale.
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