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I bigoli in salsa e i vini dell'Olprepò

Notizia del 23/03/2008

Il Venerdì Santo è stato celebrato a VinoDiVino di Barbisano con un piatto tipico della gastronomia veneziana : i bigoli in salsa.La ricetta della tradizione è questa (da penisola.it) :

Ingredienti:

Bigoli

Due cipolle

70 gr. di acciughe sotto sale

Olio d’oliva

Pepe macinato

Preparazione

Affettare due grosse cipolle e mondare 70 g. di acciughe sotto sale, lavandole accuratamente e lasciandole a bagno per un po'. Soffriggere insieme le cipolle e le acciughe liberate dalla lisca e fatte a pezzettini in un decilitro di olio d'oliva, prima a fuoco vivo, senza coperchio, poi, quando la cipolla imbiondisce, frenare la cottura con due cucchiai d'acqua. Mettere il coperchio e lasciarvelo sino a quando le cipolle saranno completamente appassite, tenendo il fuoco al minimo.

Cuocere i bigoli al dente e condirli con la salsa, aggiungendo un pizzico di pepe appena macinato.

Nella tradizione, i "bigoli in salsa" sono il piatto dei giorni di digiuno: la Vigilia di Natale, il Mercoledì delle Ceneri, il Venerdì Santo.

Andrea Marin ha scelto il Barbacarlo dell'Oltrepo per accompagnare il piatto.

"Lino Maga? Ah, sì… il Barbacarlo. Se pronunciate il nome di Lino Maga in quel dell’Oltrepò Pavese, la risposta sarà univoca: un vino rosso rubino, unico nel suo genere, talmente singolare da corrispondere a un marchio regolarmente depositato. Per tutti, qui, il nome del produttore e il nome del suo vino sono la stessa cosa.

Il vino è corposo e s’abbina a vini importanti. Il produttore ugualmente solido e deciso: lui, commendatore, (vedi foto a sinistra) è di poche parole, essenziali e mirate, come il figlio Gianpiero (foto a destra), daltronde buon sangue non mente. Sorride poco, Lino Maga, eppure avrebbe molto di che sorridere: sulle colline di Broni, a una manciata di chilometri da Pavia, l’esclusiva del Barbacarlo è tutta e soltanto sua. Ma cos’ha di speciale questo vino rosso che tutta Italia (e anche un po’ d’Oltralpe) invidia a Lino Maga, a Broni e all’Oltrepò?

Si parte dal nome, che è ormai una leggenda. “In antico dialetto genovese e piemontese – spiega lo stesso Maga – la parola ‘barba’ significa ‘zio’. Quindi…”. Quindi il nome parte da lontano, quando uno zio Carlo pigiò per la prima volta il prezioso uvaggio, formato da Croatina (circa al 50%), Uva Rara (intorno al 30%) e Uvetta. E si tratta di un ‘lontano’ documentato: negli archivi catastali di Broni, la vigna del Barbacarlo così è indicata sin dal 1886.

La vigna si trovava (e si trova) sulle colline che delimitano una valle che, guardacaso, si chiama Valle Maga. La valle è nella zona di Recoaro, altro nome noto in Oltrepò perché sinonimo di acque termali, clima mite e correnti salubri. La valle nata con la famiglia Maga apparteneva, un tempo, tutta ai Maga. Ora, il cavalier Lino coltiva 4 ettari di vigneto, che vanno letti come 45 quintali d’uva per ogni ettaro e circa 10.000 bottiglie di Barbacarlo all’anno. E usare il termine ‘coltivare’ non è del tutto appropriato.

I vigneti di Maga sono vere e proprie aiuole, dove l’erba viene tagliata ben 3 volte all’anno. Dal giardino del Barbacarlo escono bottiglie che vanno a ruba, in Italia e all’estero, soprattutto per mano degli intenditori. “Il nostro vino invecchia bene in bottiglia – spiega ancora Lino Maga – e ha la particolarità di essere imbottigliato nella primavera successiva alla vendemmia”. (da lombardiainrete)

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Osservatorio Nazionale dei Parchi d'Informazione

Lettura dal 30/09/2007 al 30/08/2008

Evento n. 209( segnalazione della Congrega dei Santi del Gusto)

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