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REINVENTARE IL TRENO

Notizia del 09/03/2014

Ogni strumento, da quando viene inventato, ha un suo normale ciclo vitale, dopo il quale o viene reinventato, cioè se ne scoprono usi diversi, o decade.

Un esempio tipico è la radio: dopo l’invenzione della televisione sembrava dovesse diventare assolutamente obsoleta, mentre vediamo bene che oggi è assolutamente vitale, solo che si è ritagliata diversi spazi, diverse modalità di utilizzo. La stessa televisione, da strumento di svago e di comunicazione totalizzante, si sta ora posizionando in maniera diversa, dividendosi il campo con i computer e soprattutto sempre più con i telefonini. Ma è chiaro che non è destinata a morire, semplicemente deve riposizionarsi.

Anche per il treno avviene lo stesso fenomeno: da mezzo di trasporto per eccellenza nel periodo fine ‘800- primi del novecento ha affrontato verso la seconda metà del ‘900 un periodo di crisi causato dalla crescita del “fenomeno auto”.

Oggi, come vediamo, si è in parte reinventato con l’alta velocità, offrendo una valida alternativa sui viaggi medio-lunghi non solo all’auto, ma anche all’aereo che pareva prendere il sopravvento anche in questi tragitti, oltre che naturalmente in quelli a lungo percorso.

Ma naturalmente il treno non può essere solo ad alta velocità; accanto a quelli rimarranno sempre i treni per i pendolari (l’importante è dotarli di migliore comfort!).

Molti di essi tuttavia pare che non presentino più alcuna utilità, perché molte grandi fabbriche, che provocavano imponenti correnti di traffico agli stessi orari, hanno chiuso e d’altra parte il numero dei passeggeri singoli non giustifica il costo di un tale servizio ferroviario.

Prima di condannare definitivamente a morte questi treni è necessario tuttavia vedere se non possa esserci un uso alternativo, che giustifichi la sopravvivenza, anche se con un uso diminuito, di questi treni, i quali hanno inciso profondamente il territorio che hanno percorso per lunghi anni, sicché abolirli significa in qualche modo stravolgere il paesaggio.

C’è a nostro avviso una grossa opportunità per rivitalizzarli, data dal “turismo del territorio”, un’attività che si sta lentamente, ma sempre più affermando.

Se guardiamo agli albori del turismo di massa in Italia, dobbiamo ricordare il turismo sociale, promosso dal Fascismo agli inizi del secolo scorso: migliaia di persone, debitamente organizzate come era nei costumi del tempo, iniziarono allora a recarsi, appunto in treno, nei luoghi di turismo che prima erano riservati all’alta borghesia. Dalla metà del secolo scorso, cessato il Fascismo, si scoprì la gioia del turismo familiare ed individuale, grazie al nascere del fenomeno della motorizzazione (non solo in auto, ma in moto o motoscooter).

Dal nuovo secolo tuttavia questo fenomeno è entrato in crisi per dumping, in quanto il traffico viene reso difficile o bloccato proprio dal numero enorme di utenti della strada.

Questo ha provocato il sorgere di altre forme di turismo, come quello aereo, rivolto però soprattutto all’estero. Ciò ha fatto sì che in Italia i traffici turistici si polarizzassero selle zone di grande richiamo: Roma, Venezia, Firenze, Rimini, la Riviera Ligure …. trascurando gran parte dell’Italia, che tuttavia avrebbe motivi di interesse rilevanti, benché meno noti.

Per questo tali treni, che alcuni vorrebbero sopprimere, si potrebbero trasformare in uno strumento di una diversa fruizione turistica.

E’ necessario per questo che nasca un “Social tourism” (usiamo l’espressione inglese per distinguere nettamente questo fenomeno da quello di stampo fascista). In questo caso più persone verranno stimolate da un’opportuna comunicazione promozionale (non certo da un’organizzazione paramilitare come quella del Ventennio) ad usare un treno, che procederà lentamente per dare modo ai passeggeri di scoprire ed ammirare il paesaggio.

Essi però dovranno trovare sul treno stesso un’animazione che faccia loro scoprire il territorio, con le sue bellezze, i suoi ricordi storici ed aneddotici, e soprattutto i suoi prodotti enogastronomici ed artigianali.

Il viaggio diventerà quindi non solo un modo per raggiungere una meta turistica, ma l’inizio stesso dell’immersione nella realtà del territorio.

Il momento attuale è particolarmente favorevole a questa operazione perché le persone, passata l’ubriacatura dell’individualismo, sono oggi alla ricerca di una nuova socialità, come dimostra il fiorire di tutte le forme di social network (da “face book” a “twitter”, a “Google+”, fino a “studenti” e “badoo”e chi più ne ha più ne metta).

Il problema è che questa ricerca di contatti umani non sa esprimersi spontaneamente, se non nella privacy del mezzo elettronico; bisognerà dunque organizzare una forma di animazione che spinga le persone ad uscire dal guscio dell’individualismo ed a ritrovare il piacere di entrare in contatto con i compagni di viaggio dapprima e poi con il territorio visitato.

Si delinea dunque una grande scommessa , non solo per salvare le linee ferroviarie che non hanno più un sufficiente numero di viaggiatori, ma anche per rivitalizzare tanti territori misconosciuti, ma che celano risorse inaspettate.

Ovviamente però non va ripensato solamente il modo di proporre e di vivere il treno; anche il territorio andrà organizzato in modo da poter ricevere questo nuovo flusso turistico, offrendo la migliore risposta in termini di organizzazione della ricettività alberghiera (se si vuole che questi flussi non si limitino a dei mordi-e-fuggi), della ristorazione, della possibilità di fruizione di eventuali siti artistici, favorendo contemporaneamente la conoscenza delle lingue da parte di tutti quanti sono coinvolti nell’azione turistica ecc.

Si richiede dunque un grande sforzo, ma i risultati non possono mancare, tenendo conto della infinita ricchezza non solo di bellezze artistiche e paesaggistiche dell’Italia, ma anche della sua ottima ed estremamente varia cucina ed infine della mirabile produzione artigianale.

Gianluigi Pagano

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