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La cucina carnica

Notizia del 13/12/2013

Quando si parla della Carnia, parliamo di un territorio a sé: con le sue particolarità,i suoi silenzi,le sue tradizioni immutate nel tempo.

A tavola la Carnia non ha segreti.

E' una cucina semplice, creata da donne che non potevano permettersi di fare la spesa nei supermercati e dovevano arrangiarsi con quanto offriva loro la natura, avara d'inverno ma ricchissima d'estate. Un tocco esotico nella cucina, veniva dato dai prodotti che venivano portati dai"cramars"che dopo aver visitato tutta l'Europa tornavano nel loro paese.

La cucina carnica viene definita povera e ricca allo stesso tempo.

Povera poiché adopera pochi ingredienti che sono però sempre genuini e caratteristici,ricca,invece, poiché ricchissima di profumi e di tanto amore trasmesso di generazione in generazione.

E' dunque questa cucina semplice ma arricchita dalla fantasia delle donne che davano un tocco personale alla preparazione di particolari pietanze che diventavano così piatti unici.

I piatti fondamentali sono sicuramente la polenta che per anni ha permesso la sopravvivenza di gente di montagna e le minestre, necessarie per un clima rigido.

La minestra, era spesso un piatto unico. Talvolta cremosa, con pane raffermo e aggiunta di farinate.I n primavera e in estate le minestre venivano preparate con le verdure di stagione e con l'aggiunta delle immancabili erbe che caratterizzano tutta la cucina carnica: luppolo, menta, pungitopo, valeriana, ortica.

Una delle minestre classiche è quella di fagioli che a Sutrio è chiamata del 17(anno dell'invasione) preparata con fagioli, patate e lardo e cotta per 2 ore.

Non va poi dimenticata la carne, in particolare,quella di maiale. Del "purcit" non si buttava nulla: sangue, interiora, cotenna ..... tutto veniva utilizzato ed era una grande festa in paese quando venivano uccisi i maiali!!

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