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Notizia del 05/11/2011
di GIAN PIERO PINNA
Nel Medioevo, Oristano poteva contare su due ospedali, il primo, l’Hospitalis Sancti Antoni, quasi a ridosso delle mura, aveva una dotazione di una dozzina di letti circa, otto per gli uomini e quattro per le donne, con personale sanitario composto da un medico e da un chirurgo e accoglieva indistintamente infermi, poveri, trovatelli e mentecatti; il secondo, invece, era riservato solo ai lebbrosi ed era ubicato poco fuori Oristano nella strada che conduce a Santa Giusta.
L’ospedale giudicale, uno dei più antichi della Sardegna era già in attività nel 1335, in quell’anno, viene menzionato nel testamentario di Ugone II de Bas-Serra, perchè il giudice raccomanda al figlio Pietro, di concedere le usuali provvigioni e far costruire nuovi ambienti destinati appositamente ai pazienti.
Quindi, nel periodo giudicale, erano gli stessi sovrani arborensi a fornire ogni necessario mezzo di sussistenza per garantire agli assistiti una dignitosa degenza e un pietoso conforto. Nel 1479, quando Oristano diventò città regia, venne costituito un priorato, che nel 1526 fu affidato a un certo Vincenzo della Penna, succeduto a Bartolo Ponti. L'ospedale soffriva spesso di periodi di angustie economiche tanto che si pensò di provvedere al necessario dei degenti in città, con la questua e con donazioni obbligatorie di frumento, chiamate “Su quartu de Sant’Antoni”.
Pur contando anche su lasciti privati, la situazione dell'ospedale non migliorò molto e con l’invasione e il saccheggio dei “sordaus grogus” al comando del Conte d’Arcourt, avvenuta nel 1637, la situazione dell’ospedale peggiorò ancora di più.
Il 24 aprile del 1640 fu affidato ai Giovanniti, che però, nel 1834, su diretto interessamento dell’arcivescovo Giovanni Maria Bua, si trasferirono nel convento di San Martino fuori le mura, perché le esigenze erano aumentate e quel convento era più ampio e capiente.
Per poter utilizzare convenientemente i locali vuoti dell'ospedale di Sant'Antonio, il 18 Gennaio del 1861, i canonici di Oristano, furono chiamati a contribuire alla fondazione di una scuola infantile, e nel 1865 Raimondo d'Arcais destina all'Asilo il “pio lascito” istituito dalla sua casata nel 1774 a favore dei poveri. L’inaugurazione, avviene il 20 aprile 1866, con le Pie Maestre Venerine, che giunsero appositamente ad Oristano per aprirlo. La congregazione laica, sorse su iniziativa del cardinale Marcantonio Barbarigo, vescovo di Montefiascone che nel 1692, affidò l'incarico di aprire scuole popolari per fanciulle della sua diocesi a Rosa Venerini (1656-1728, che già dal 1685, aveva iniziato a dedicarsi all'educazione femminile a Viterbo e aveva aperto alcune scuole gratuite. Successivamente, le Venerine furono sostituite dalle suore Vincenziane, che per tanti anni lo tennero più che decorosamente, ospitando tantissimi fanciulli.
Nell’Asilo infantile Sant’Antonio, non si davano solo lezioni scolastiche, ma ai bambini svantaggiati e orfani, venivano fornite anche cure e assistenza. Istituito anche grazie alla provvida beneficenza e lungimiranza del Senatore Parpaglia e del Conte Nieddu, l’asilo funzionò sino al 1986, poi chiuse definitivamente.
Una delle ultime religiose ad abbandonare l’asilo, fu suor Vincenza Aymerich, straordinaria figura di donna, che aveva lasciato la sua famiglia aristocratica per dedicarsi anima e corpo ai poveri, agli orfanelli e all’educazione dei ragazzini.
( da marenostrum)
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Notizia n. 2340 dalla Sardegna
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