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Lo sfarriccio del Molise proposto al 4° Festival Europeo del Gusto al Lido Adriano di Ravenna

Notizia del 22/10/2011

Lo sfarriccio viene prodotto in tutto l’alto Molise con piccole personalizzazioni negli ingredienti. Noto è quello di Rionero Sannitico.

Il sangue di suino raccolto al momento dell’uccisione viene unito a noci, pinoli, uva passa, scorze di arancia, cacao, farro precedentemente cotto e grasso di maiale duro. Si insacca il tutto nel budello cieco, si fa bollire per almeno un’ora ed il sanguinaccio è pronto per essere consumato.

I sanguinacci realizzati con l’impiego di cereali sono sempre stati identificati col nome di questi ultimi: migliaccio, da miglio in Toscana, sfarricciato o farricciato dall’Abruzzo in giù. Quasi che un lessico così corretto esorcizzi il tabù che da sempre, in tutte le culture, lascia al sangue i soli significati religiosi e lo destina a puri usi sacerdotali. Ma la fame e la sopravvivenza sono più forti di qualsiasi reprimenda morale e i sanguinacci sono sempre stati prodotti e consumati in tutte le comunità, dolci o salati, fino a diventare “cibi delle feste” con cui celebrare il rito dell’ammazzatura del maiale. Se viene sconsigliato fatto con sangue di maiali allevati industrialmente, quello di produzione casalinga, realizzato con maiali di cui è nota la dieta e la salute, è ancora molto apprezzato e ricercato.

Si può consumare ancor caldo, ma c’è chi lo preferisce risaltato in padella o sulla brace. Altri aspettano che si raffreddi e lo servono a fette, come un vero budino. Un’altra variante lo vede spolverato di zucchero, per sottolinearne il gusto dolciastro.In alcune regioni viene anche utilizzato per produrre le salsiccie o fare dei primi (lasagnette al sanguinaccio, Puglia).

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Notizia n.2192 dal Molise

 

 

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