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Il giornalismo che non serve

Notizia del 24/08/2008

Dopo aver scelto come tema 'portante' della Assemblea Nazionale dei delegati 'L'informazione che ascolta',L'Italia del gusto ha deciso di affrontare questi mesi che ci separano dall'evento (fine gennaio 2009, in Val d'Illasi,Prov. di Verona),avviando un grande dibattito fuori e dentro le proprie delegazioni (i Parchi d'informazione),in molte regioni italiane.Ospitiamo oggi un intervento che rispecchia le posizioni de l'Italia del gusto.

IL GIORNALISMO CHE NON SERVE

L’impegno del giornalista deve essere quello di informare aiutando a riflettere, non semplicemente quello di fornire emozioni forti. Spesso il giornalista cerca di provocare emozioni più che aiutare la riflessione – La realtà del turismo è complessa e non riducibile al turismo di massa.

 

La funzione del giornalista è fondamentale in un Paese democratico, ma purché sia esercitata con scrupolo e serietà.

Spesso invece è votata solo alla ricerca di notizie che fanno sensazione (e quindi attirano lettori) senza alcuna verifica dell’autenticità delle notizie che si comunicano. Saccheggiando il buon G.B. Marino potremmo dire che nel nostro secolo “è del giornalista il fin la meraviglia”. Quanto male faccia spesso ciò a personaggi sbattuti in prima pagina ed accusati, anzi già giudicati dalla stampa, che poi si scoprono innocenti, non serve ricordarlo, il caso Tortora dovrebbe aver insegnato qualcosa.

Ma spesso non solo personaggi, ma anche istituzioni vengono poste alla gogna gratuitamente.

E’ il caso delle Pro loco che sono state recentemente passate per le armi, senza neppure diritto di difesa, da un articolo recentemente comparso su Repubblica, intitolato “Lo scandalo di pro loco e Consorzi” che metteva sullo stesso piano APT, consorzi e Pro loco, facendo di ogni erba un fascio ed accusandoli indistintamente dello sfascio della nostra offerta turistica.

E’ noto invece che le pro loco sono ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO che quindi non hanno finanziamenti se non rigorosamente su progetto. Fatta questa necessaria puntualizzazione e confermato che il nostro Paese, benché abbia tutte le condizioni per essere la prima meta turistica mondiale, arranca in posizioni sempre più arretrate nella graduatoria delle mete turistiche, bisognerà cercare di approfondire le cause, se si vuole cercare di suggerire i rimedi a questa situazione.

Ora è vero senz’altro che manca in Italia un coordinamento dell’immagine turistica generale del paese e che i fondi (anche piuttosto rilevanti) investiti in maniera non coordinata dalle varie Regioni vanno per la maggior parte dispersi; vero è anche che per la carenza o cattiva gestione di infrastrutture (autostrade, ferrovie, aeroporti ecc.) l’incoming non è certo favorito, e ciò a maggior ragione a causa di problemi obiettivi, come è stato quello dei rifiuti a Napoli o è ancora quello della sicurezza (per di più adeguatamente ingigantito dalla stampa scandalistica).

E’ vero però che il turismo non può essere soltanto un fenomeno di massa, che si rivolge ai centri famosi: alle grandi città d’arte, alle spiagge alla moda o alle località montane più conosciute.

La grande fortuna dell’Italia è proprio di essere piena, in ogni più sperduto paesino, di splendidi beni artistici e culturali o paesaggistici o infine di gustose tradizioni enogastronomiche.

E’ per questo che, accanto ad un turismo dei grandi numeri, che certamente auspichiamo meglio organizzato e coordinato, rivendichiamo l’importanza di un’azione di valorizzazione capillare del nostro territorio, a cui appunto è rivolta l’azione di promozione delle Pro Loco.

E non ci deve essere nessuna ironica svalutazione neppure delle più popolari sagre paesane organizzate nei piccoli borghi: sono importanti occasioni di socializzazione per la popolazione e modi per attirare dei turisti a visitare il territorio e conoscere delle realtà diverse, magari spinti da motivazioni banali e semplicemente mangerecce. Del resto chi ha detto che le “tigelle” delle nostre sagre di montagna abbiano minor dignità dei fiumi di birra che scorrono alla famosa Oktoberfest?

Accanto, quindi, ad un’immagine più unitaria e coordinata dell’Italia e delle sue offerte turistiche, dovrà esserci anche una promozione delle infinite attrattive che il Paese offre, giacché, se è vero che il turista è “viaggiatore non mosso da motivi utilitari, bensì da interessi di svago e da interessi d’ordine culturali nei confronti dei luoghi visitati” (Devoto –Oli), sarà opportuno proporre il più vasto ventaglio di risposte a possibili interessi dei turisti.

Bene quindi ad una più efficiente proposta turistica complessiva per il “Prodotto Italia”, ma non dimentichiamo che, accanto al turismo di massa, spesso soggetto a mode e repentini cambiamenti (vedi ad esempio dagli anni ‘80 il calo sulla Riviera Romagnola dei turisti tedeschi, attratti da Croazia e Spagna, anche se negli ultimi tempi la tendenza pare rovesciata), esiste un turismo individuale o familiare, spinto da motivazioni prevalentemente rivolte alla qualità della vita, e che questo tipo di turismo può essere un’ottima risorsa. Anche perché questi turisti, a differenza di quelli irreggimentati, tendono a distribuire ricchezza a tutti gli operatori del territorio.

L’associazione “L’Italia del Gusto”, composta da giornalisti e da operatori della comunicazione, tende appunto a valorizzare l’immenso patrimonio di giacimenti turistici ed enogastronomici che la nostra Italia possiede in ogni più sperduto paesino. Questa ricchezza però finora non è stato adeguatamente sfruttata, proprio a causa della frammentazione della promozione turistica per cui l’azione locale, anziché inserirsi armoniosamente n un quadro più ampio, è spesso stata schiacciata fra l’azione velleitaria (e spesso motivata da desiderio di visibilità politica più che da sincero impegno promozionale) delle Regioni ed operazioni nazionali di facciata, ma inefficaci, proprio perché non coordinate e controllate del Governo, basti per tutti l’esempio del portale «Italia.it», pomposamente fondato e finanziato, ma poi destinato a naufragare miseramente.

Più che la riproposizione di un Ministero del Turismo, di per sé accettabile ma non sufficiente, ci auguriamo dunque un serio impegno di rilancio turistico, in cui ciascuno faccia la sua parte, senza debordare dai suoi compiti, ma anche senza azioni velleitarie e scoordinate.

 

Gianluigi Pagano

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